Avishai Cohen conquista Cesena, un jazz dalle Mille e una notte
Un jazz dalle Mille e una notte. Un pubblico quasi timido all’inizio di fronte al semi conosciuto artista, ma scatenato alla fine. Tutti in piedi ad applaudire per 5 minuti buoni e la standing ovation poteva durare di più, interrotta solo perchè alla fine Avishai Cohen – estasiato – se n’è andato dal palco del Bonci di Cesena insieme ai suoi colleghi, il bravissimo batterista Daniel Dor, e l’ordinato e continuo pianista Omri Mor.
Il bassista israeliano ha conquistato il pubblico, ma senza ammiccamenti, senza furbizie: semplicemente trasmettendo la sua musica che è figlia del suo multi culturale istinto di musicista: “Non è né bianca, né nera – ha detto brevemente dopo il concerto – è quella che mi viene da scrivere, e che scrivo, senza pormi il problema”. Eppure questo formidabile bassista, un “vicario di Dio in terra col basso”, uno dei più importanti musicisti del mondo, che tornerà in Emilia Romagna a Ravenna (5 maggio all’Alighieri), sa comporre e suonare una musica che trova le sue radici come molti tentacoli nella storia stessa del jazz e della musica.
Da sonorità anni ’60 stile Grant Green o Herbie Hancock a ricordi arabo andalusi e intrisi di tradizione mediorientale, senza dimenticare un passaggio per il progressive e per la grande stagione del rock. E’ la frontiera nuova del jazz – e della musica – ma guai a chiamarla globalizzata, guai ad usare etichette con Cohen: le rifiuta espressamente. In un assolo ha persino fatto pensare ad un Jimi Hendrix, tanto era il carisma indiavolato e sonoro, gonfio, pieno, che usciva dalle corde del basso. Perchè è l’approccio allo strumento stesso, quasi una chitarra solista e virtuosa, che rende la sua musica qualcosa di nuovo e magnetico.Non viene spesso in Italia l’allievo prediletto di Chick Corea, si è scusato dal palco del Bonci, ma ora dopo il successo di ieri – la manager italiana gongolava, anche per la ressa post concerto per acquistare i suoi cd e i ragazzi di conservatorio a chiedere l’autografo sui suoi spartiti musicali in vendita – la
strada si è riaperta e le date torneranno.
Ah, guai a ricordargli che è nato lo stesso giorno di papa Benedetto XVI, il 20 di aprile: “Quel giorno è nato anche Hitler”, ti liquida così. (fonte Ansa)
An approximate English translation:
Avishai Cohen wins Cesena, a jazz from the Arabian Nights
A jazz from the Arabian Nights. A public almost shy at the front of the semi-known artist, but triggered at the end. All stood to applaud for a good 5 minutes and a standing ovation could last longer, interrupted only because at the end Avishai Cohen – ecstatic – he’s gone from the stage Bonci of Cesena and his colleagues, the brilliant drummer Daniel Dor , and the orderly and continuous pianist Omri Mor .
The Israeli bassist has captivated audiences, but no winks, no cunning ploy simply transmitting his music is the daughter of this multi cultural musician’s instinct: “It is neither white nor black – he said shortly after the concert – is the one that I start to write, and I write, without asking myself the problem. ” Yet this formidable bassist, a “vicar of God on earth with the bass”, one of the most important musicians in the world, who will return to Emilia Romagna in Ravenna (May 5 all’Alighieri), knows how to compose and play music that has its roots as many tentacles in the same jazz history and music.
Sounds from the ’60s-style Grant Green or Herbie Hancock to remember the Arab Andalusian tradition and steeped in the Middle East, not to mention a passage for the progressive and the great rock season. And ‘the new frontier of jazz – and music – but woe to call globalised, woe to use labels with Cohen expressly refuses. In a solo fact you even think of Jimi Hendrix, such was the charisma and devilish sound, bloated, full, which came out of the bass strings. Why is the approach to the instrument, as a soloist and virtuoso guitar, which makes his music something new and magnetico.
Photo by: Miluta Flueras
Original Review HERE