Tra Musica e Scienza ci sono molte più affinità di quanto non si creda in prima istanza e non solo sul piano meramente fisico, legato alla produzione dei suoni, ma anche in termini di logica costruzione formale e strutturale. Per questo gli organizzatori di Bergamo Scienza in tutte le edizioni propongono ogni anno qualche tema legato alla musica, ingaggiando qualche affermato musicista per un’esibizione concertistica. A chiusura della XII edizione, gli organizzatori della manifestazione hanno ritenuto interessante invitare il contrabbassista e compositore Avishai Cohen con il suo trio completato da Nitai Hershkovits al piano e Daniel Dor alla batteria.
Nato in Israele da una famiglia con forti attitudini e passioni musicali, Avishai Cohen, dopo il trasferimento a New York, centro musicale per quanto concerne la scena jazz mondiale, si fa conoscere grazie al fortunato incontro con il pianista e produttore Chick Corea, con il quale firma il primo contratto, iniziando il percorso che lo porterà rapidamente alla fama attuale, che lo piazza tra i compositori più originali e i contrabbassisti più dotati sulla scena internazionale.
Avishai Cohen nei suoi progetti musicali è in grado di raccogliere in un’unica cornice compositiva culture e idiomi diversi, dando vita a una musica personale ed eclettica nella quale si intrecciano elementi mediorientali, afroamericani ed est europei.
Il concerto del trio ha confermato queste sue attitudini e relativi propositi, mostrando un repertorio fatto tutto di brani originali nei quali è emersa una concezione del classico trio jazz piano-basso-batteria molto aggiornata e paritaria nei ruoli, col fine comune di costruire la musica, anche in termini di improvvisazione, come un tutt’uno, dove nessuno strumento è vissuto in modo tradizionale, ossia in esclusivo appoggio di altri nella fase solistica e dove i ruoli sono collaborativi e continuamente intercambiabili.
L’ambito espressivo è rigorosamente tonale e punta molto sul piano compositivo ad utilizzare temi esposti su ritmi complessi, per lo più dispari (3/4, 5/4, 6/8 ed altro ancora) spesso alternati anche nello stesso brano e con un uso spinto ma dinamicamente efficace di poliritmi in fase di improvvisazione e di complessi ostinati, per lo più pianistici, in sottofondo. Delle doti strumentistiche di Cohen si sa già quasi tutto: grande personalità e presenza scenica sul palco, tecnica eccelsa e bella cavata, secca e pulita, dallo strumento, ma anche i due collaboratori si sono fatti apprezzare per diverse ragioni: il pianista per un bel tocco leggero ma efficace e un fraseggio molto fluido e buon gusto, il batterista per la capacità di usare il suo strumento in termini timbrici e coloristici senza venir meno alla indispensabile propulsione ritmica, molto aggiornata, arricchendola con sofisticati poliritmi, sia in fase di accompagnamento che in assolo. Se un piccolo rilievo si può muovere ai musicisti è di aver proposto composizioni originali con un impostazione molto simile tra loro, negando una certa varietà che avrebbe aiutato una fruizione più stimolante.
Il folto pubblico ha apprezzato l’esibizione e i musicisti hanno concesso due bis di notevole spessore. In particolare il giovane dotato pianista Nitai Hershkovits ha brillato in una sofisticata versione del porteriano ‘All of You’, in un assolo di notevole livello per costruzione, fantasia e senso del ritmo. Ha concluso l’eccellente concerto una versione di ‘Remembering’, brano tra i più noti nel book di composizioni di Cohen.
Written by: Riccardo Facchi
Photo: Yoko Higuchi